Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta. E il tentativo di limitare l'arte della medicina solo ad una classe di persone, e la negazione di uguali privilegi alle altre arti, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica.
Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza USA, 17 Settembre 1787

giovedì 30 agosto 2012

Curcuma: antitumorale e non solo!

In India, è utilizzata almeno da 6000 anni come medicina, cosmetico, spezia e colorante (per 2000 anni le tuniche dei monaci buddisti sono state tinte con questa radice). Per gli indiani è un simbolo di prosperità e un mezzo di purificazione per tutto il corpo. La medicina ayurvedica le attribuisce numerose proprietà (antibatteriche, antinfiammatorie, antiallergiche, antispastiche, ecc.), molte delle quali confermate dalla scienza moderna.

Botanicamente, appartiene alla famiglia delle Zingiberacee, cui fanno parte anche lo zenzero e il cardamomo. La droga, che è di un bel colore dorato, si ricava dal rizoma. Contiene centinaia di componenti, cui sono state attribuite oltre 300 attività biologiche diverse. Per esempio, almeno 20 componenti possiedono una provata azione antibatterica. Tuttavia, i ricercatori si sono concentrati soprattutto su uno di questi, la curcumina. Il primo studio su questa sostanza risale agli anni ’70, quando un gruppo di ricercatori indiani dimostrò il suo effetto ipocolesterolemizzante sui ratti. Il grosso delle ricerche però prese il via circa 20 anni dopo, ad opera soprattutto del  Prof Bharat Aggarwal. Questi, negli anni ’80, fu il primo a purificare il TNF alfa e beta  (Fattore di Necrosi Tumorale), un potente fattore antitumorale prodotta dal nostro organismo. Questa molecola, infatti, è in grado di distruggere i tumori, ma solo se rilasciata localmente. Se invece circola liberamente nel sangue, ha un effetto opposto, cioè può facilitarne la crescita: il TNF stimola una importante proteina la kappa B (NF kappa B) che a sua volta attiva una serie di geni coinvolti nell’infiammazione e nella proliferazione cellulare. Questa associazione tra infiammazione e proliferazione cellulare fece tornare Aggarwal indietro con la memoria alle sue radici indiane. Gli venne in mente che la medicina ayurvedica utilizza la curcuma come un valido rimedio antinfiammatorio. Allora, la mise a contatto con le colture cellulari e, con sua grande sorpresa, l’attività del TNF e del  NF kappa B fu prontamente bloccata. In seguito, fu in grado di dimostrare che è soprattutto la curcumina a possedere la capacità di inibire questi fattori ed impedire la replicazione e la diffusione delle cellule tumorali. 

Da allora sono stati condotti centinaia di studi. Secondo i ricercatori, la curcumina potrebbe essere utile almeno in 8 tumori:  polmoni, bocca, colon, fegato, rene, pelle (melanoma), mammella e leucemia. La curcumina ha inoltre mostrato di possedere altre attività di estremo interesse, tra cui  quelle anticoagulanti, antipertensive, antinfiammatorie, antidiabetogene, antiossidanti, antivirali ed epatoprotettive. La proprietà antiossidante è 300 volte superiore a quella della vitamina E. 

Oltre al suo componente isolato (curcumina), anche la curcuma nella sua interezza si è dimostrata capace in alcune ricerche di inibire in vitro le cellule tumorali. Inoltre, lo stesso Professor Aggarwal ha affermato che coloro che consumano molta curcuma sono meno colpiti dal cancro.

Segue adesso una sintesi sulle evidenze scientifiche delle proprietà antitumorali della curcumina  e della curcuma.

Leucemia infantile – gli studi epidemiologici mostrano che in Asia l’incidenza di questo tumore è molto inferiore rispetto all’Europa e  secondo i ricercatori della Loyola University di Chicago questo sarebbe dovuti in parte all’effetto protettivo della curcuma, molto utilizzata nella cucina asiatica. L’azione antiossidante di questa spezia protegge il DNA dai danni provocati da sostanze chimiche ambientali o da quelle che si trovano nei processati.  Per altro, negli esperimenti di laboratorio, la curcumina è stata in grado di inibire le crescita delle cellule leucemiche. I bambini possono trarre benefico dalla curcuma fin da lattanti. Infatti, i principi terapeutici di questa spezia passano dalla madre al bimbo tramite il latte materno.

Cancro alla mammella – in alcuni studi sui topi la curcumina ha ridotto di molto la diffusione metastatica del tumore della mammella. Si crede che la curcumina e la curcuma possano essere molto utili nella prevenzione di questo tumore attraverso tre meccanismi:
- riduzione dell'effetto simil-estrogenico di molte sostanze chimiche (pesticidi, materiali plastici, ecc.)  che legandosi ai recettori estrogenici causano proliferazione cellulare e poi tumore;
- “down regulation” dei recettori ormonali. Cioè, curcuma e curcumina smorzerebbero i recettori, rendendoli meno sensibili agli stimoli;
- inibizione del COX-2, un enzima che ha un ruolo chiave nell’iniziazione e diffusione del cancro. Il COX-2 ha una lunga lista di effetti negativi: stimola la divisione delle cellule tumorali, impedisce la morte cellulare, stimola la crescita di nuovi vasi sanguigni attorno al tumore, facilita la diffusione delle metastasi.

Cancro alla bocca – uno studio è stato condotto a Srikakulam, nel distretto dell’Andhra Pradesh, su donne che praticano il “reverse smoking” (fumare tenendo in bocca la parte accesa della sigaretta), che provoca un' alta percentuale di tumore della bocca. La spennellatura di curcuma nelle guance si è dimostrata un’ efficace prevenzione del tumore.

Cancro del colon – l’effetto positivo della curcumina su questo tumore è stato dimostrato da studi di laboratorio. Recentemente si è visto che la curcumina ha un’azione specifica sulla neurotensina, ormone gastrointestinale strettamente legato alla produzione di una proteina infiammatoria coinvolta nella genesi  e nella metastatizzazione del carcinoma del colon. Circa un terzo dei tumori del colon hanno recettori per questo ormone. Secondo i ricercatori, la curcumina potrebbe essere un valida ausilio nella prevenzione e nella cura di questa forma tumorale. 
Cancro del pancreas – sulla base degli studi condotti in laboratorio, i ricercatori sono convinti che la curcumina potrebbe essere d’aiuto nella prevenzione e forse anche nella cura di questo temibile tumore, verso il quale la medicina è totalmente disarmata.

Melanoma – studi di laboratorio hanno dimostrato che la curcumina provoca l’apoptosi (una sorta di suicidio cellulare) delle cellule del melanoma.

Cancro del polmone – sono stati dimostrati effetti positivi della curcumina su cellule tumorali in vitro.

Cancro del fegato – sono stati dimostrati effetti positivi della curcumina su cellule tumorali in vitro.

Cancro della cervice – un ricercatore del  “Institute of Cytology and Preventive Oncology (ICPO)” indiano ha recentemente scoperto che la curcumina protegge dai virus del papilloma (HPV), che possono causare il tumore della cervice dell’utero. I virus HPV necessitano di alcune proteine virali prodotte  delle cellule del corpo per potere agire rapidamente. La curcumina impedisce il legame di queste proteine epiteliali con il virus. Alcuni studi clinici (sulle donne) sono in corso.

Cancro della prostata – l’India è il Paese dove si consuma (3-5 g per adulto al giorno)  e si produce più curcuma al mondo ed è anche quello con la più bassa incidenza di tumore alla prostata. In un recente studio sui topi si è visto che  l’associazione tra fenetil isotiocianati (PEICT) e curcumina, un composto naturale che si trova nelle crucifere (broccoli, cavolfiori, ecc.),  ha una notevole azione preventiva sul tumore della prostata. 
La teoria del Dr Heinrich Kremer e la curcuma
Secondo Kremer il tumore sarebbe la conseguenza di un disturbo nell’assorbimento di fotoni  a livello mitocondriale, da cui poi deriverebbe un deficit nella produzione di ATP, la “benzina” con cui funzionano tutte le cellule. Quindi, non si tratterebbe primariamente di una mutazione genetica, ma di un problema “energetico”. Questo porterebbe ad un cambiamento dell’identità cellulare: le cellule non si sentono più parte di una comunità (tessuto, organo, ecc.), ma iniziano a vivere una vita indipendente, svincolata da regole collettive. Il Dr Kremer è convinto che la visione ufficiale sulla produzione energetica delle cellule è fondamentalmente sbagliata e questo motiva gli ancora notevoli insuccessi delle medicina nella cura dei tumori. Secondo lo scienziato, la produzione di ATP  non è basata sul rilascio di energia chimica, così come insegnato alle Università, ma sull’assorbimento di fotoni di luce.  La curcuma, sempre secondo Kremer, possiede proprietà anticancro  ed in particolare la curcumina sarebbe in grado di “riparare” il circuito fotonico mitocondriale e così normalizzare la produzione di ATP.  
Come utilizzarla
Personalmente sono più propenso all’uso delle erbe intere, piuttosto che ai loro principi isolati. Credo nelle complesse sinergie tra i vari componenti, ancora troppo poco indagate e comprese. Con la sua visione riduttivistica, la scienza ufficiale trova molto più semplice scomporre ed isolare la realtà piuttosto che affrontarla su di un piano più olistico e integrato. Questo dà indubbiamente i suoi frutti, ma che riguardano solo una parte della verità.  Inoltre, dietro questo modo di procedere ci sono spesso interessi economici… chissà mai che ogni tanto non salti fuori qualcosa che si possa brevettare… e con la curcumina ci hanno già provato. Anzi, ne hanno pure fatta una sintetica.


Curcuma polvere: per un uso preventivo e salutistico si tratta semplicemente di integrarla nella dieta: 1-2 cucchiaini al giorno. Si può aggiungere alla fine della cottura di qualche pietanza, mettere nello yogurt, farne una salsa, il curry, ecc. Consiglio di assumerla sempre con un grasso (olio extravergine, burro, ghee, ecc.) o con cibi grassi, che per altro aiuta a digerire. Il grasso facilita l’assorbimento intestinale dei componenti attivi… ancora una volta il grasso alimentare è importante! Anche un po’ di pepe nero ne facilità l’assorbimento.

Se riuscite, date preferenza alla curcuma biologica. Conservatela in flaconi di vetro scuro a tenuta ermetica e tenetela rigorosamente lontano dalla luce e dalla umidità. La curcumina è molto sensibile alla luce. In commercio, esistono anche comode capsule, a base di polvere o di estratto secco. Per un impiego più curativo, si raggiungono anche dosaggi di oltre 6 grammi, ma  se soffrite di qualche patologia, vi consiglio di rivolgervi ad un esperto.  

Curcumina: i dosaggi sono molto variabili da 500 mg  (prevenzione) fino a 10 g. Di solito è molto ben tollerata. 
 
   
Bibliografia

- De Jager P Turmeric. The Ayurvedic Spice of life. VidyaSagar Pubblications. San Anselmo California. USA


- Heinrich Kremer La rivoluzione silenziosa della medicina del cancro e dell’Aids. Macroedizioni.

- Perugini Billi F Manuale di Fitoterapia. 2004. Ed Junior.

- Sauer G, Poth S The Spice Lilies. 2000. Healing Arts Press, Rochester, Vermont, USA.

- Links internet a disposizione su richiesta.


articolo scritto da Dr Francesco Perugini Billi 

martedì 28 agosto 2012

I conti dopo la tempesta

Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e ad uscirne vivo.
Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero.
Ma su un punto non ci sarà dubbio.
Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso di quando vi sei entrato.

(Kafka sulla spiaggia – Haruki Murakami)

E dopo questa bella premessa, è tempo di fare il conto di come sono cambiata io dopo essere uscita da "quel vento"...
Per la verità non sono neanche sicura che sia finita per davvero "la tempesta" che mi sorprese 7 anni fa, ma di certo mi ha lasciata con un bel conticino con cui convivere:
- una corda vocale atrofizzata dietro la mediastinoctomia e la lobectomia (anno dopo anno la trachea si è spostata sempre più nella parte vacante e ora me la ritrovo deviata tutta a sx, spesso mi capita di mandare per traverso anche l'acqua o addirittura la saliva, e questa deviazione ha inciso anche sulla corda vocale: man mano la mia voce scemava sempre più e oggi non riesco a farmi sentire dagli altri... a meno che io non sia a tu per tu a dialogare! mi piace cantare ma neanche con il microfono si sente la mia voce... diciamo che continuo a cantare ma tra me e me),
della trachea spostata me ne sono accorta prima controllando le TAC (per quanto ho potuto) e mettendole a confronto l'una con l'altra ho notato lo deviazione, invece della corda vocale atrofizzata me ne sono resa conto dopo una PET che mi diagnosticava "una massa probabilmente riconducibile alla ripresa della malattia" aaaaaahhhhiggggg (ho poi sfatato il "probabilmente" facendo una laringoscopia)
- un polmone e un quarto (e si che la carenza respiratoria si sente eccome! affanno anche quando muovo qualche passo, eh si che mi piaceva/piace ballare, e inoltre prima suonavo flauto traverso, armonica e sax, ora mi posso accontentare di un bongo),
- midollo spinale compromesso e di conseguenza anche globuli bianchi ora sono al di sotto della media (sono al minimo ma non sotto la soglia, per fortuna!!),
- una lieve insufficienza aortica, (tricuspidale e mitralica ce li avevo anche prima ma la I.A. mi mancava!),
- il ventricolo sinistro con lieve ipertrofia parietale,
- una disfunzione diastolica di I grado (probabilmente in relazione alla radioterapia e/o chemioterapia a sentir il parere ufficioso di 3 medici su 4, ma il dubbio è venuto anhe a me),
- una pericardite organizzata (così vien detta! e devo dire che si è organizzata talmente bene che spesso mi sento il cuore stringere in un pugno per poi essere rilasciato e poi ripreso e poi rilasciato...), "probabile" regalino della radioterapia,
- una menopausa chirurgica e tante tante tante vampate, sonno leggero e scarso, un po' d'ansia, sballo ormonale e di conseguenza un po' di nervosismo/ansia, stanchezza fisica...
- quattro cicatrici (due ben vistose) che ad ogni cambiamento di tempo mi ricordano quanto è stata dura, e che ce l'ho fatta (ma non si è mai sicuri di essere usciti dalla tempesta!), e che i dolori che sento (a volte insopportabili da togliere il fiato) ma li considero soltanto segnali di vita (la mia) in questa valle di lacrime.

Ora sono diventata iperigenista (tutto dev'essere limpiato, passo lo straccio dappertutto e spesso, tanto che mi hanno soprannominata "straccetto"), tutto intorno a me dev'essere in ordine (se vedo le cose fuori posto le rimetto a posto in men che non si dica), sento il bisogno di portare le cose a termine (di qualsiasi cosa si tratti: un lavoro artigianale, quisquiglie quotidiane da sbrigare, amicizie lasciate a metà per bisticci del passato, e quant'altro viene a galla man mano)...

Fatti i conti, tutto sommato, diciamo che "speriamo che io me la cavo"!
Domani incontro l'oncologo anche se avevo deciso (ed ero pure sicura quando l'avevo pensato e detto!!) che non avrei più fatto visite di controllo dopo l'ultimo spavento dello scorso settembre.
Tuttavia, considerando che ci sono ancora tantissime cose che ho voglia di fare qui e che lassù qualcuno mi ama... domani mi presenterò all'appuntamento con tutta la serenità che mi sarà possibile racimolare durante la notte (che in questi giorni sono stata un tantino agitata, un tantino troppo a dire il vero, tanto che ieri ho dovuto ricorrere al tranquillante, e invece oggi me ne sono andata tutto il pomeriggio al mare e sono stata davvero bene. Ora sto moooooooolto meglio!)

buona vita

ps: stanotte ho dormito poco e niente (sing sob gulp) e stamani, ovviamente, sveglia all'alba (in compenso ho visto Venere brillare intensamente all'orizzonte).

domenica 26 agosto 2012

Trimprob

No al Muos

Un tubo lungo 30 centimetri che permette di scoprire i tumori non appena cominciano a formarsi. Una sonda elettromagnetica che vede qualsiasi infiammazione dei tessuti. Un esame che dura appena 2-3 minuti, non è invasivo, non provoca dolore o disagi al paziente, e fornisce immediatamente la risposta. Un test innocuo, ripetibile all’infinito e senza togliersi i vestiti, che ha una precisione diagnostica come minimo del 70% ma, se eseguito da mani esperte, può arrivare anche al 100% di attendibilità. Uno strumento rivoluzionario, poco ingombrante, portatile, che si può usare ovunque e che non necessita di mezzi di contrasto radioattivi, lastre fotografiche o altro materiale di consumo. Un’apparecchiatura che si compra, anzi si comprava, con 43.000 euro più Iva, contro i 3-4 milioni di euro di una macchina per la risonanza magnetica, i 2 milioni di una Pet e il milione e mezzo di una Tac, tutt’e tre con costi di gestione elevatissimi.

Allora chi e perché ha paura del bioscanner, nome commerciale Trimprob? Non certo i potenziali pazienti, che potrebbero individuare per tempo la malattia. Non certo il ministero della Salute, che lo ha inserito nel repertorio dei dispositivi medici del Servizio sanitario nazionale. Non certo il professor Umberto Veronesi, che lo ha sperimentato nel suo Istituto europeo di oncologia di Milano e ne ha decantato la validità. Eppure la Galileo Avionica, società del colosso Finmeccanica, ha annunciato la chiusura della Trim Probe Spa, l’azienda che lo produceva e lo commercializzava, messa in liquidazione in quanto ritenuta non più strategica nell’ambito di un gruppo internazionale specializzato nei mezzi di difesa militare.

 
Questa è l’infelice historia di un cavaliere d’altri tempi, il professor Clarbruno Vedruccio, 54 anni, l’inventore del bioscanner, laureato in fisica e in ingegneria elettronica negli Stati Uniti, già collaboratore dell’Istituto di fisica dell’atmosfera del Cnr a Bologna e docente di metodologia della ricerca all’Università di Urbino, che nei tempi presenti avrebbe meritato i premi Nobel per la fisica e la medicina fusi insieme, se solo il mondo girasse per il verso giusto, e invece è costretto a prosciugare il conto in banca per tutelare la sua creatura.



Vedruccio è arrivato al bioscanner per puro caso, mentre stava fornendo tecnologia militare avanzata ad alcuni reparti d’élite delle nostre forze armate. Pur di non lasciarsi sfuggire un simile cervello, nel 2004 i vertici della Marina hanno rispolverato la legge Marconi del 1932, così detta perché fu creata su misura per Guglielmo Marconi, l’inventore della radio, che minacciava di passare armi e bagagli agli inglesi. Arruolato «per meriti speciali» nella riserva selezionata, con decreto del presidente della Repubblica, l’Archimede Pitagorico è diventato capitano di fregata ed è stato assegnato all’ufficio studi del Comando subacquei e incursori alla Spezia. Ha anche partecipato con l’Onu alla missione di pace Leonte in Libano, dove s’è guadagnato un encomio.
 
Quando nel 2004 una serie di fenomeni impressionanti – elettrodomestici che prendevano fuoco, vetri delle auto che esplodevano, bussole che impazzivano, cancelli automatici che si aprivano da soli – sconvolse la vita di Caronia, nel Messinese, la Protezione civile chiamò Vedruccio per trovare il bandolo della matassa. Lo studioso accertò che il paesino dei Nebrodi veniva colpito da fasci di radiazioni elettromagnetiche con particolari caratteristiche. Se oggi gli chiedi chi fosse a emetterle, si limita a tre parole: «Non posso rispondere». L’inventore abita con la moglie Carla Ricci, sua assistente, a pochi chilometri dal radiotelescopio Croce del Nord di Medicina (Bologna). Quando si dice il caso.

Nome insolito, Clarbruno.
«Viene dalla fusione di Clara e Brunello, i miei genitori».
Lei è un fisico. Perché ha accettato di diventare ufficiale di Marina?
«Non sono né guerrafondaio, né pacifista. Ma se la guerra si deve fare, si fa. Diciamo che la vita militare è la normalità, nella nostra famiglia. Sono nato a Ruffano, provincia di Lecce. Mio nonno materno, Ettore Giaccari, disperso in mare nel 1941, era il capo motorista dell’incrociatore Fiume, affondato dagli inglesi nella battaglia di Capo Matapan. Mio padre comandava la brigata costiera della Guardia di finanza. Sono cresciuto tra la caserma e il faro di Torre Canne. Nel gennaio 1958 precipitò in Adriatico un aereo F86 e papà si gettò a nuoto nelle acque gelide per salvare il pilota. Lo riportò a riva: purtroppo era già morto. Io passai l’infanzia fra i rottami di quel caccia militare. Ricordo ancora la carlinga, i comandi, la sala radio. Il mio amore per l’elettronica è nato lì».
E il bioscanner com’è nato?
«Nel 1985 collaboravo col battaglione San Marco. Mi fu chiesto se ero in grado di mettere a punto una tecnologia per intercettare i pescatori di frodo che di notte approdavano sull’isola di Pedagna, zona militare al largo di Brindisi. Le telecamere non potevano essere installate per la troppa salsedine e le frequenti mareggiate. Stavo lavorando a una specie di radar antiuomo, come quelli che gli americani usavano in Vietnam, quando mi accorsi che alcune bande di frequenza in Uhf, fra i 350 e i 500 megahertz, quindi al di sotto dei canali televisivi, interagivano bene con i tessuti biologici delle persone».
In che modo se ne accorse?
«Volevo sperimentare la possibilità di usare l’elettromagnetismo anche per rintracciare le mine antiuomo sepolte nel terreno: il rilevatore registrava qualsiasi discontinuità nella compattezza della sabbia fino a 20 centimetri di profondità. Mentre ero nel mio laboratorio, notai che sugli analizzatori di spettro una delle tre righe spettrali spariva completamente ogniqualvolta mi avvicinavo al banco di prova. Strano. Quel giorno avevo ingurgitato un panino col salame in treno ed ero in preda a una gastrite terribile. Mi si accese una lampadina in testa. Chiamai Enrico Castagnoli, ex radarista della Marina, mio vicino di casa, e gli chiesi come si sentisse in salute. “Benone”, mi rispose. Ripetei la prova su di lui: nessuna variazione di spettro. La conferma che cercavo».
Cioè?
«Allora non potevo saperlo. Ma avevo appena provato in vivo ciò che gli scienziati Hugo Fricke e Sterne Morse intuirono e descrissero nel 1926 su Cancer Research e cioè che i tessuti sani hanno una capacità elettrica più bassa, quelli infiammati più elevata, quelli oncologici ancora maggiore. In pratica il mio bioscanner consente di fare una specie di biopsia elettromagnetica, quindi incruenta, dei tessuti biologici, grazie a tre frequenze in banda Uhf, intorno ai 460, ai 920 e ai 1350 megahertz. In particolare, il segnale sulla prima frequenza interagisce con le formazioni tumorali maligne, evidenziando un abbassamento della riga spettrale».
E individua qualsiasi tipo di cancro?
«A eccezione delle leucemie. Ma i tumori solidi su cui abbiamo indagato li ha letti tutti. Ho visto alcuni carcinomi del seno con due anni d’anticipo sull’ecografia e sulla mammografia».
Chi è stato il primo paziente a sottoporsi all’esame?
«Un fisico britannico che era venuto all’Università di Urbino per un congresso. Gli ho scoperto un tumore alla prostata. Nei giorni successivi gli studenti di medicina, farmacia e veterinaria facevano la fila per sottoporsi all’esame e lo stesso i miei colleghi docenti. Io insegnavo a loro e loro a me. Nel 2006 ho portato la macchina in Libano durante la missione Leonte. È stato un altro screening di massa».
Ma chi garantisce che il test non faccia male e sia affidabile?
«Il bioscanner ha l’omologazione dell’Istituto superiore di sanità, che ne ha attestato la non nocività. Per ogni organo occorre poi una procedura di validazione presso enti accreditati dal ministero della Salute. Per le ovaie la sperimentazione avviata dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano ha dimostrato un indice di sensibilità del 91%, il che è particolarmente confortante, trattandosi di una neoplasia che non dà sintomi e in genere viene scoperta quando vi sono già le metastasi. Nello stesso istituto sono stati testati i tumori del retto: siamo sull’89% di attendibilità. Le prove per la tiroide e lo stomaco-duodeno, eseguite nelle Università di Catanzaro e Genova e nell’ospedale maggiore della Marina militare a Taranto, si sono rivelate esatte al 90% e in due casi al 100%. I tumori della vescica, testati all’ospedale Vito Fazi di Lecce, hanno restituito un dato sicuro nell’89,5% dei casi. Per la prostata e il seno siamo al 72%».
Il margine d’errore a che cos’è dovuto?
«All’imperizia di chi esegue l’esame e alla fallibilità di tutti i sistemi diagnostici. Non dimentichiamo che anche un ecografo può sbagliare nel 45% dei casi: tanto varrebbe buttare in aria una monetina e fare a testa o croce. Da uno studio pubblicato sulla rivista Urology nel 2008, e relativo alla diagnostica della prostata, risulta che il bioscanner ha offerto un’accuratezza del 72% contro il 55% di un’ecografia transrettale, tanto invasiva quanto fastidiosa».
Gli amici si rivolgeranno a lei al minimo acciacco.
«Li dirotto verso gli ospedali. È troppo pesante scoprire che una persona ha un tumore e doverglielo dire all’istante. Se il Trimprob fosse dato in dotazione ai medici di base, si risparmierebbero miliardi di euro spesi per accertamenti diagnostici spesso inutili. Purtroppo è presente solo in 50 ospedali sui circa 2.000 esistenti in Italia».
E all’estero?
«Si trova in Giappone, Brasile, Malesia, Turchia, Iran, Regno Unito, Francia, Belgio. Ma da due anni la Galileo Avionica ha smesso di produrlo e io mi ritrovo a pagare le spese per il mantenimento del brevetto internazionale dalla Cina al Sudafrica, dall’India al Canada. Si tratta di costi largamente superiori al mio stipendio».
E dire che la Galileo Avionica era andata ad analizzare col bioscanner persino la prostata di Beppe Grillo…
«Credo che il Trimprob sia stato testato anche su Umberto Bossi, che ne ha parlato benissimo a Silvio Berlusconi».
Attrezzo bipartisan. «A questo punto come si fa a dire che l’esposizione ai campi elettromagnetici non ha effetti sulle persone?», s’è chiesto Grillo nel suo blog.
«Il Trimprob utilizza una potenza 100 volte inferiore a quella dei cellulari: 10 milliwatt contro 2 watt. Però bisogna essere onesti: l’industria non ha alcun interesse a divulgare le indagini che invitano ad applicare il principio di precauzione all’elettromagnetismo».
Non mi aveva detto che la non nocività del bioscanner è certificata?
«È così. L’esame dura poco o niente, non vi è un’esposizione cronica, e la frequenza ha uno spettro di assorbimento selettivo sui tessuti infiammati, non su quelli sani».
E i collegamenti wireless sono sicuri?
«Da elettromagnetista ho sviluppato una particolare sensibilizzazione ai campi elettromagnetici anche deboli. Mi sono accorto che il mio vicino di casa aveva cambiato il modem per collegarsi a Internet perché ho cominciato a dormire male. Ho acceso l’analizzatore di spettro e ho visto che aveva installato una rete wi-fi. Gli ho chiesto di spegnerla almeno di notte e sono tornato a dormire bene».
Il Trimprob rischia di rendere superfluo il lavoro dei radiologi?
«No. La diagnostica per immagini resta lo standard. Il bioscanner aiuta, dà il primo allarme. Per esempio, gli urologi che lo impiegano hanno ridotto di molto la prescrizione di biopsie».
Però manda in pensione le mammografie per prevenire il tumore al seno.
«Se vuole condannarmi a morte, scriva così».
Insomma, a quali specialisti dà fastidio?
«A tutti quello che non lo usano».
Qualcuno l’ha ostacolata?
«Durante un vertice all’Istituto superiore di sanità, al quale ero stato accreditato dall’Ieo del professor Veronesi, uno dei presenti mi ha detto: “Cos’è? Stregoneria?”. Gli ho obiettato che un’industria che produce cacciabombardieri difficilmente spreca tempo in riti vudù. Il bioscanner è la macchina del futuro. Ma capisco che sarebbe stato come parlare dei telefonini nel 1700».
Com’è possibile che l’Italia non riesca a sfruttare l’invenzione di un italiano?
«Vuol sapere una cosa? Sono un capitano di fregata precario. In Marina ho lavorato solo sei mesi l’anno, agli inizi senza stipendio. E dal 2 luglio sarò congedato perché compio 55 anni, che è l’età limite per far parte come ufficiale delle forze di completamento. Eppure questo è il periodo più fertile della mia vita di inventore: due brevetti depositati, fra cui un’antenna tattica omnidirezionale per collegamenti satellitari utilizzata dal contingente italiano in Afghanistan, e altri quattro già pronti».
Si sarà pentito di non essere rimasto negli Stati Uniti.
«A fuggire si fa presto. Rimanere a combattere in Italia, quello sì è da soldati».