Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta. E il tentativo di limitare l'arte della medicina solo ad una classe di persone, e la negazione di uguali privilegi alle altre arti, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica.
Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza USA, 17 Settembre 1787

domenica 9 settembre 2012

Il medico che batte i tumori curando l'anima

Maurizio Grandi è un luminare che il mondo ci invidia. Lavora a Torino, tratta i pazienti da amici e ha ottenuto risultati straordinari.

Immaginate un oncologo che riceve i pazienti parlando della bellezza della vita e che quando li dimette li ringrazia per avergli permesso di condividere la loro gioia e il loro dolore.
Un oncologo che considera una benedizione le scoperte scientifiche, ma che quando cura non si limita alla chemioterapia e alla radioterapia. Va oltre. Sa che l’anima di ognuno di noi non è scollegata dalle cellule e dunque un tessuto cancerogeno difficilmente potrà guarire se lo spirito resta malato.
Quel medico si chiama Maurizio Grandi ed è un luminare. Specialista in oncologia clinica e in altre cinque discipline mediche, docente universitario in Italia e all'estero, medaglia d'Oro dell'oncologia a Roma, Gran Croce Cristoforo Colombo del Congresso degli Stati Uniti d'America e ha guidato il Laboratorio della ricerca della vita.
Eppure in Italia é praticamente sconosciuto. Quando glielo fai notare, risponde: «Meno male» e capisci subito che la sua non è falsa modestia, ma un approccio coerente con la sua personalità. Non cerca la popolarità, nè le polemiche. Eppure i suoi risultati sono davvero straordinari. Tuttavia, non dichiara di aver inventato cure miracolose. Al contrario. Il suo segreto è metodologico. Non si limita alla chemio e alla radioterapia, ma scava nel passato attingendo alla medicina tradizionale e ad altre discipline, che in apparenza nulla condividono con l'oncologia.

Oggi ha 58 anni e rappresenta una famiglia che esercita la professione da 8 secoli, per l’esattezza dal 1200. Maurizio Grandi opera nel proprio poliambulatorio, un edificio alla periferia di Torino, soprannominato «La Torre», che però del non sembra una struttura clinica, bensì un condominio. Il suo gabinetto appare come un appartamento, arredati con buon gusto. Quando il paziente entra ha la sensazione di visitare un amico.
E come un amico viene ricevuto. Maurizio Grandi non ha mai fretta. E visita a modo suo, per un'ora, se necessario anche due. Osserva la postura del paziente, lo fa parlare di sé, della sua famiglia, delle sue preoccupazioni per intuire il suo stato d’animo. E, soprattutto, conquistarne la fiducia. Ritiene indispensabile stabilire un'«alleanza terapeutica» per «mettere insieme il malato con il suo cuore, con la famiglia, con se stesso, con le istituzioni, compreso il medico, perché solo a quel punto può cominciare la lotta contro il male».

La cartella clinica è fondamentale, «ma non esaustiva», aggiunge. E le terapie più moderne non sempre vincenti. «Capita spesso che si formino fenomeni di chemioresistenza, di ormonoresistenza. E allora che cosa fai?». Alcuni medici scelgono l'accanimento terapeutico, altri s’arrendono, passando alle cure paliative. «A me piace ipotizzare altre strade - spiega - non per sostituire l'esercito terapeutico, ma per rafforzare le sue chance di riuscita, per superare la cinta muraria dei chemioresistenti. Quando tutto sembra perduto bisogna trovare il cavallo di Troia, il pertugio insperato, il modo per far suicidare le cellule nemiche o per convincerle a far la pace».
Come? Ad esempio con la fitoterapia, ovvero l'utilizzo di piante e dei loro derivati. «L'ho scoperta quando ero ricercatore a Parigi (e già considerato uno dei cinque migliori giovani oncologi di Francia, n.d.a) e non l'ho mai abbandonata». E poi con l’immunologia, la fisiochinesiterapia (una forma di terapia fisica e manuale), l'etnomedicina, la medicina ambientale. Il suo arsenale include anche le regenoterapia, basata sullo scambio ionico dei bio-elementi, attraverso l'emissione di radiofrequenze «dedicate».

Non si stanca di precisare che queste non rappresentano un'alternativa alle cure moderne, ma un complemento per rafforzarne le chance di riuscita. E quando è sicuro che hai capito bene va oltre. Spiega che il grande medico é colui che asseconda il proprio intuito, «come facevano i luminari del Settecento e dell'Ottocento che pur privi di strumenti sofisticati erano dei grandissimi diagnosti, perché ascoltando la voce interiore giungi a diagnosi che poi l'analisi confermerà». L’intuito anticipa e instrada, esalta le capacità del medico, il cui talento non è mai solo razionale, ma impalpabile, istintivo, subliminale. E flessibile, con se stesso e con gli altri. L’opposto della medicina in serie e di massa.
É convinto che il tumore rappresenti «una perdita di integrità, il venir meno dell'unità interna e del riconoscimento del sé e del legame del sé con gli altri» e che per combatterlo occorra ristabilire la propria armonia interna. La Fede aiuta moltissimo, Grandi insegna ad ascoltare il proprio corpo e il proprio spirito, ad esempio «riattivando i cinque sensi, di cui spessiamo perdiamo la consapevolezza». Dimostra come musica, carezze, profumi, immagini diano sollievo, gioia, forza interiore.
Diversi pazienti considerati spacciati, affidandosi a lui sono guariti, altri sono riusciti a bloccare la malattia per anni. E oggi, naturalmente, lo adorano. Non tutti, ovviamente, ce la fanno. Maurizio Grandi non è un guru, nè uno sciamano, bensì solo un medico dalla mente molto aperta. E anche quando il viaggio dei pazienti è alla fine, lui continua a sostenerli, sollecitandoli a mostrare la parte migliore di sé proprio nell’ora più difficile. Insegna ad accettare la fine con un sorriso pieno, solare. Il sorriso di chi ha capito tutto.

fonte: http://www.ilgiornale.it/news/medico-che-batte-i-tumori-curando-anche-lanima.html

sabato 8 settembre 2012

Alternativa alle chemio e radio terapie

Roberta Benetti è la ricercatrice italiana che ha scoperto le molecole che bloccano la proliferazione tumorale e che (aggredendo soltanto le cellule malate) potranno rappresentare l'alternativa alla chemio e alla radioterapia: la soluzione sembra quindi essere quella di autoproteggersi dai tumori con l'aiuto di molecole prodotte dall'organismo umano. La strada a questo tipo di cura è stata aperta dall'Università di Udine grazie a uno studio guidato appunto dalla ricercatrice monfalconese, che è stato pubblicato su una delle più prestigiose riviste a livello mondiale del settore: la Cancer Research dell'American Association for Cancer Research.

Lo studio è stato pubblicato i primi di settembre 2012 e declama il successo ottenuto dal gruppo della facoltà di Medicina dell’ateneo di Udine. «In particolare – spiega l’Università – la ricerca ha per la prima volta dimostrato che una delle molecole microRna, precisamente la miR-335, è direttamente responsabile nel controllo, della generazione e delle funzioni dell’oncosoppressore Rb, gene coinvolto nella protezione dello sviluppo dei tumori. Inoltre, nello studio si evince che l’espressione della miR-335 influisce in modo diretto nel bilanciare il delicato equilibrio di protezione contro lo sviluppo tumorale, perché intacca attraverso l’indiretta influenza anche sull’oncosoppressore p53, gli effetti di due fondamentali proteine note per essere deregolate nella genesi dei tumori».

Lo studio è stato realizzato grazie al fondamentale sostegno dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc). Il gruppo di ricerca guidato da  Roberta Benetti è composto dal giovane dottorando di ricerca Michele Scarola e da Stefan Schoeftner, esperto ricercatore austriaco che ha scelto l’esperienza di ricerca in Italia unendosi al gruppo udinese, ed è supportato da Claudio Schneider, ordinario di Biologia all’università di Udine e direttore del Laboratorio nazionale del Consorzio interuniversitario per le Biotecnologie (Cib) di Area Science Park.

La trentasettenne Roberta Benetti, originaria di Monfalcone, dopo la laurea in Biologia conseguita a Trieste con tesi sperimentale al Cib, ha continuato a operare come borsista grazie all’Airc-Firc e ha conseguito il dottorato di ricerca alla Sissa. Attratta dall’esperienza di ricerca all’estero, Benetti si trasferisce quindi in Spagna, al Centro di ricerca nazionale sul cancro di Madrid, guidato da Maria Blasco. Vincitrice di un concorso per ricercatore all’ateneo friulano, Benetti rientra nel 2007 in Italia, cogliendo al volo l’occasione di poter guidare un piccolo gruppo di ricerca.

giovedì 6 settembre 2012

Escoazul (scorpione blu)

Ho sentito parlare di un rimedio naturale (posso definirlo omeopatico!) anticancro (e non solo) per ben due volte nell'arco di quest'ultima settimana. Eppure viene usato già dal 1975 ma soltanto nell'ultimo decennio sono cominciati gli studi del caso...
Bando al mio commento, vi propongo un articolo pubblicato dalla Gazzetta del Sud del 28/09/2010

Sembra troppo semplice per essere vero, eppure in un futuro non troppo lontano potrebbe diventare la nuova terapia alternativa alla chemioterapia: i farmaci antiacidità, gli inibitori della pompa protonica e persino il bicarbonato sono il nuovo filone cui si stanno dedicando diversi scienziati, perché efficaci, senza effetti collaterali e con costi bassi. A fare il punto della situazione sono stati gli scienziati riunitisi ieri all'Istituto superiore di sanità (Iss), in occasione del primo simposio dell'International society for proton dynamics in cancer (Ispdc).
La nuova terapia si basa su un approccio diverso da quello adoperato finora, perché parte dall'assunto che i tumori sono acidi. «L'acidità è un meccanismo che il cancro usa per isolarsi da tutto il resto, farmaci compresi - spiega Stefano Fais, presidente Ispdc e membro del dipartimento del farmaco dell'Iss -. Ma le cellule tumorali, per difendersi a loro volta da questo ambiente acido, fanno iperfunzionare le pompe protoniche che pompano protoni H+. Se si bloccano queste pompe, la cellula tumorale rimane disarmata di fronte all'acidità, e finisce per morire autodigerendosi». Usando quindi degli antiacidi, anche generici, come gli inibitori della pompa protonica, generalmente adoperati per le ulcere gastriche, si può curare il cancro. «A differenza dei chemioterapici - continua Fais - questi farmaci non hanno effetti collaterali e hanno dei costi molto più bassi. Basti pensare che quelli usati con la target therapy, che provocano tossicità e resistenza nel paziente, costano 50-60mila euro l'anno a malato. Con questa terapia invece il costo annuale sarebbe di circa 600 euro con il generico, e di 1200 con quelli di marca. Ma le industrie farmaceutiche al momento non sono molto interessate a questo tipo di approccio».
Nonostante ciò, l'Iss è riuscito a far partire i primi trial clinici in Italia: uno presso l'Istituto dei tumori di Milano per il melanoma su circa 30 pazienti, e l'altro presso l'Università di Siena per l'osteosarcoma su 80 pazienti. Entrambi hanno prodotto risultati sono molto incoraggianti.

e un articolo (fra i tanti che ho trovato e letto) pubblicato il 27 february 2011 da siemprerevolucion.over-blog.it
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Cuba regala qualità di vita: Il veleno dello scorpione blu per il trattamento oncologico
di Gioia Minuti
 
Feb.2011 Si chiama così: “Vidatox® omeopatico” il prodotto ricavato dal veleno di uno scorpione blu che esiste solo a Cuba, dove più di cinquantamila pazienti malati di cancro sono trattati, da molti anni, con la tossina del “Rhopalurus junceus”. Questo uso si diffuse tra i contadini della zona di Guantánamo, per combattere alcune malattie degli animali, soprattutto della pelle, perché si erano accorti che se venivano punti dallo scorpione, straordinariamente guarivano.
 
All’inizio c’era molto scetticismo: si parlava di stregoneria o di fantasie. Questo trattamento non è miracoloso e nemmeno il toccasana di tutti i mali, ma in moltissimi casi migliora la qualità della vita dei pazienti. Questo scorpione blu, che appartiene all’endemia di Cuba, viene allevato in casse di terra con molti insetti che sono il suo cibo. Il veleno si estrae dopo il primo anno di vita, generalmente ogni 20 giorni per molte volte, e poi gli scorpioni ritornano nel loro habitat naturale.
 
La dottoressa Niuris ci ha detto: “Il Vidatox ha la proprietà di distruggere le cellule tumorali in moltissimi casi. Oggi in alcuni paesi del mondo si fanno esperimenti anche con altri scorpioni, ma pare che solo il veleno del Rhopalurus junceus presenta queste benefiche proprietà”. Il medicinale è stato usato già nel 1999 e con buoni risultati anche su pazienti con HIV/AIDS nell’ospedale di Mbarara, in Uganda dove lavoravano medici cubani. Gli effetti sono più positivi nei pazienti che non hanno mai fatto terapie chemioterapiche e nelle gravi infiammazioni pelviche o prostatiche e gli specialisti lo consigliano anche come prevenzione nei casi di pericolo di formazione di tumori.
 
La direttrice di ricerca e sviluppo della compagnia Labiofam, Isabel González, ha spiegato in una conferenza stampa, che il Vidatox è un preparato omeopatico creato sulla base di cinque peptidi o proteine di basso peso molecolare, estratte dal veleno di questo scorpione, che hanno dimostrato il loro effetto analgesico, antinfiammatorio e antitumorale in più di 15 linee cellulari tumorali differenti. Una terapia alternativa per il trattamento dei sintomi provocati dagli effetti del cancro, per alleviare il dolore e la carenza immunologia. “Sino ad oggi, ha detto, il prodotto è stato provato su circa 10.000 pazienti oncologici, circa 3.500 stranieri, nei quali sono stati registrati risultati positivi, e di miglioramento della qualità della vita, e di arresto della crescita tumorale”.
 
Oltre ai cubani - ci racconta Antonio García - che facevano ore di coda da oltre dieci anni per prendere il medicinale per la nipotina malata, sono migliaia le persone che vengono alla Labiofam spinte dalla speranza. Riccardo è venuto da Roma per tre giorni, andata e ritorno, perché il padre già operato di un tumore alla vescica dovrebbe fare la radioterapia, ma sta male è troppo debole e alcuni pazienti della clinica dove l’hanno operato gli hanno parlato del Vidatox. Non avendo la diagnosi tradotta dall’ italiano, ha lasciato gli originali per gli archivi... Sari è venuto a l’ Avana a cercare il Vidatox per la sorella della fidanzata, una giovane malata...
 
“Sino ad oggi hanno utilizzato il Vidatox pazienti del Messico, Colombia, Spagna, Italia, Argentina, Repubblica Domenicana, Olanda e Stati Uniti ed il 97%, affetto da tumori maligni, ha avuto una risposta clinica positiva” - ha dichiarato l’ingegner Pavel O. Pizart Mijares, direttore generale dell’ Impresa dei Prodotti Iniettabili Labiofam - durante un incontro con la stampa.
I lavoratori della Labiofam non si aspettavano la folla di italiani che è giunta a Cuba, tutti pieni di speranza e senza diagnosi dei malati o con diagnosi non tradotte...
 
“Non è stato facile, hanno dichiarato tutti gli specialisti, perché sappiamo che dietro ad ogni persona che viene qui c’è un caso di malattia e di dolore e quindi cerchiamo d’essere comprensivi al massimo” - ha detto Lirka, una giovane dirigente - raccontando di una mattina in cui c’era una vera folla di italiani davanti all’Istituto dall’alba e che il direttore, immediatamente avvisato e attonito aveva detto di mandare tutti nel teatro e di spiegare cos’è il prodotto, mentre si cercava di organizzare una fila per la consegna del medicinale, che non è mai stato negato a nessuno. L’ambasciata cubana in Italia ha diffuso poco tempo fa un messaggio per avvisare che le riserve del Vidatox non sono infinite. Purtroppo ci sono anche gli sciacalli, che hanno portato diagnosi di morti e che rivendono il prodotto - che Cuba regala - che spacciano strane cose come Vidatox, mettendo anche in pericolo la già precaria salute dei malati. Non esiste punizione sufficiente per simili individui.
 
Anche se la ricerca continua, il “Vidatox® homeopático” (in spagnolo) è stato registrato con la Risoluzione 3136/99 dell’Ufficio cubano per le proprietà industriali come prodotto per combattere i tumori, carcinomi e adenocarcinomi in particolare, attivo e di facile applicazione, dopo il Congresso della Labiofam a L’Avana e verrà venduto nelle versioni conseguite per via sintetica o biotecnologica. L'obiettivo è quello di produrre più di un milione di unità entro la fine dell'anno” - ha detto ancora il dottor Pavel Pizart - segnalando che il Vidatox può essere esportato nei paesi che ne fanno richiesta attraverso il contratto di vendita.
 
La Labiofam - il gruppo di imprese Labiofam ha mezzo secolo di storia e più di 3.500 lavoratori in tutta Cuba - produce anche altri prodotti, come il Vimang, estratto dalla corteccia degli alberi di mango, che ha grandi proprietà antinfiammatorie, anti anemiche, e altro, che migliorano la qualità della vita.
Nella sua prima conferenza internazionale tenuta a l’Avana a fine settembre, la società ha riportato i risultati delle indagini sul Vidatox omeopatico alla presenza di circa 500 delegati provenienti da tutto il mondo. Nella mostra scientifico-commerciale del Congresso Internazionale del gruppo imprenditoriale Labiofam 2010 sono stati indicati vari prodotti per le anemie ferropeniche, il supplemento dietetico Ferrical, un composto di proteine e miele come veicolo capace di metabolizzare i minerali ingeriti. Tra i ricostituenti si trovano l’Acitan, un antiossidante ricco di oligo-elementi come lo zinco e il magnesio e l’Asmacan, ad azione di bronco - dilatazione ed espettorante. Inoltre Labiofam crea prodotti probiotici, basati sull’incorporazione di micro-organismi vivi che agiscono sulla flora batterica intestinale. Lo yogurt Paradiso, leader di questi prodotti sviluppati dall’istituzione scientifica, è un antisettico del sistema digestivo e facilita anche l’ assorbimento del calcio e del fosforo presenti nel latte.
 
Nella recente mostra sono stati presentati, in 15 stand su 192 metri quadrati, anche vari prodotti veterinari, antibiotici, anestetici, disinfettanti, sedanti e ipnotici, biolarvicidi, plaghicidi e rodenticidi biologici oltre a prodotti per l’igiene (il Biorat, per esempio, è un eccellente prodotto per l’eliminazione di ratti e topi e Cuba lo ha anche regalato agli Stati Uniti, tramite i Pastori per la Pace, per combattere la presenza famelica di ratti nel New Jersey dove erano morti alcuni bambini per l’assalto dei roditori affamati).
Il Vidatox si presenta in gocce omeopatiche sublinguali ed ogni mL (20 gocce) contiene: Veleno di Rhopalurus junceus 30 CH. Il medicinale va mantenuto lontano da apparecchi generatori di campi elettromagnetici e da odori forti.
 
È compatibile con qualsiasi altro trattamento oncologico e le sole controindicazioni riguardano l’ipersensibilità al medicinale e vanno prese precauzioni durante la gravidanza e l’allattamento. Il Vidatox contiene alcol al 33%, per cui si raccomanda di diluire la dose proposta secondo la posologia, alle persone con la via orale con lesioni e/o sensibili allo stesso. L’uso di questo prodotto non esclude e non limita l’applicazione di altri trattamenti convenzionali contro le neoplasie. Si prendono 5 gocce sotto la lingua ogni 12 ore e se il paziente non tollera il medicinale direttamente in bocca, per il grado alcolico che lo preserva e/o per lesioni nelle vie digestive, o perché la via orale è chiusa, si suggerisce d’aggiungere 15 mL (1 cucchiaio) di acqua bollita o purificata ogni 5 gocce del medicinale, agitare in forma circolare con un cucchiaino di plastica durante 1 minuto e poi di somministrare questa soluzione ogni 12 ore.
 
Per la somministrazione sublilguale si raccomanda la bocca completamente pulita e libera da odori forti e da qualsiasi sapore. Inoltre non si deve mangiare, bere, pulirsi i denti o fumare dopo la somministrazione (15-30 minuti prima e dopo). Non sono state rilevate sino al momento reazioni contrarie. Il medicinale si può somministrare anche attraverso la sonda di gastroscopia.
La scadenza è di tre anni, sempre che si compiano le indicazioni di conservazione al di sotto dei 30°C, in un luogo secco e fresco, proteggendolo dalla luce e rispettando queste indicazioni: mantenere lontano da apparecchi generatori di campi elettromagnetici (frigoriferi, televisori, radio, computer, forni a microonde, telefoni cellulari, etc.). Non raffreddare e mantenere lontano da profumi e odori forti. Il medicinale non va mai travasato in un’altra boccetta.
 
La trasmissione televisiva “Le iene” ha fatto conoscere questo prodotto in Italia, facendo una ripresa con la telecamera nascosta nella stessa Labiofam, per mostrare che l’impresa produce e regala questo prodotto antitumorale. Il direttore della Labiofam si è dispiaciuto del fatto che la trasmissione sia stata realizzata in questo modo: “Nascondere la telecamera è stato assolutamente inutile” - ha detto il dottor José Antonio Fraga (per la curiosità cugino di Fidel) - perché potevano semplicemente venire a parlare e domandare, parlare con i pazienti cubani e stranieri e con i familiari che richiedono il prodotto, constatare che lo regaliamo e controlliamo i casi di tutti indistintamente...”