Informarmi è la cosa migliore che faccio per vincere la paura di ciò che ignoro. Conoscere il problema mi aiuta a fare le scelte giuste riguardo il metodo da usare per la guarigione. Quando non ero consapevole di cosa accadeva al corpo (e anche alla mente) mi sono affidata soltanto nelle mani di altri esseri umani, ma ora sono convinta che sapere è molto meglio: mi consente di guadagnare tempo prezioso e mi rende più partecipe della mia sorte.
Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta. E il tentativo di limitare l'arte della medicina solo ad una classe di persone, e la negazione di uguali privilegi alle altre arti, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica.
Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza USA, 17 Settembre 1787
Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza USA, 17 Settembre 1787
sabato 30 aprile 2016
martedì 19 aprile 2016
Crioablazione: la mia esperienza al San Jacopo di Pistoia
Il 21 luglio 2013 la grande struttura ospedaliera di Pistoia entrava in funzione, trasferendo così dopo settecento anni, le attività sanitarie dall’Ospedale del Ceppo al nuovo Ospedale San Jacopo (erede di una sanità pistoiese orientata alla ricerca, all'innovazione e alla qualità professionale).
L'antico Ospedale del Ceppo era situato in pieno centro, e pur se raggiungerlo era molto facile per i pistoiesi, non risultava più essere comodo per le prestazioni e i servizi che invece il San Jacopo può ora offrire ad una utenza che arriva anche dall'Europa. Il trasferimento dal vecchio al nuovo sito è dunque avvenuto per una scelta pratica e funzionale, che concerne la necessità di spazi più ampi e agevoli. Non tutti i pistoiesi ne sono stati contenti, ma... quando mai è capitato di essere felici e contenti tutti insieme appassionatamente?
Per farvi un esempio (ma uno solo eh?!) posso parlarvi del soddisfacente posteggio sito davanti all'entrata del pronto soccorso per le ambulanze del 118 e per quelle da accompagnamento dette "della Misericordia" in quanto svolgono la funzione di riportare a casa quelle persone che non possono farlo con le proprie gambe o mezzi. Davvero niente male direi!
L'antico Ospedale del Ceppo era situato in pieno centro, e pur se raggiungerlo era molto facile per i pistoiesi, non risultava più essere comodo per le prestazioni e i servizi che invece il San Jacopo può ora offrire ad una utenza che arriva anche dall'Europa. Il trasferimento dal vecchio al nuovo sito è dunque avvenuto per una scelta pratica e funzionale, che concerne la necessità di spazi più ampi e agevoli. Non tutti i pistoiesi ne sono stati contenti, ma... quando mai è capitato di essere felici e contenti tutti insieme appassionatamente?
Per farvi un esempio (ma uno solo eh?!) posso parlarvi del soddisfacente posteggio sito davanti all'entrata del pronto soccorso per le ambulanze del 118 e per quelle da accompagnamento dette "della Misericordia" in quanto svolgono la funzione di riportare a casa quelle persone che non possono farlo con le proprie gambe o mezzi. Davvero niente male direi!
Robe che solo chi lavora con le ambulanze può capire bene. E a proposito di prestazioni, anche il reparto di radiologia interventistica esigeva un spazio a sé.
Ok. Ho voluto fare questa breve (piuttosto stringata) premessa perché quando sono andata a leggere le recensioni degli utenti (prima di partire per Pistoia), devo dire che un tantino mi ero avvilita e quasi stavo pensando di rinunciare, ma poi mi sono detta che dovevo fare come al solito: vedere con i miei occhi e fidarmi delle mie sensazioni, non solo "af-fidarmi" alle recensioni che lamentavano disservizi, incompetenze professionali, o personale sgarbato.
Chiaro che non credevo fosse tutto un roseto e senza spine (a meno che non ci si trovi nell'Eden, allora...) però soltanto ora, dopo esserci restata una settimana, cambiando almeno tre reparti e gironzolando un po' per mio conto nella struttura, posso dire:
- che "vedo con altri occhi" quelle recensioni negative (che in parte comprendo, ma non quando arrivano da chi ci lavora: sputare nel piatto dove si mangia è una brutta cosa, o no?!). Si, qualcuno è davvero sgarbato, ma mica lo sono tutti. Anzi, la mia esperienza mi suggerisce che la percentuale è bassa;
- che tutto il mondo è paese (perciò confermo che l'efficienza -e altro- non dipende dalla posizione geografica ma dal grado di sensibilità delle persone). Quando non s'inquina il lavoro portandosi dietro i problemi della vita (che ognuno di noi ha), allora l'efficienza, il garbo e la professionalità sono assicurati.
- che SONO LE GRANDI PERSONE a fare belli e funzionali i luoghi e stando lì in quella settimana, devo dire che per la gran parte ho incontrato belle persone tra medici e infermiere.
Resta il fatto che se fossimo tutti delle grandi persone, il mondo sarebbe un posto di gran lunga migliore!
Insomma, secondo la mia esperienza, il San Jacopo è una struttura ospedaliera d'eccellenza per Pistoia (checché si provi sfiducia nei confronti dei piccoli centri).
Ok. Ho voluto fare questa breve (piuttosto stringata) premessa perché quando sono andata a leggere le recensioni degli utenti (prima di partire per Pistoia), devo dire che un tantino mi ero avvilita e quasi stavo pensando di rinunciare, ma poi mi sono detta che dovevo fare come al solito: vedere con i miei occhi e fidarmi delle mie sensazioni, non solo "af-fidarmi" alle recensioni che lamentavano disservizi, incompetenze professionali, o personale sgarbato.
Chiaro che non credevo fosse tutto un roseto e senza spine (a meno che non ci si trovi nell'Eden, allora...) però soltanto ora, dopo esserci restata una settimana, cambiando almeno tre reparti e gironzolando un po' per mio conto nella struttura, posso dire:
- che "vedo con altri occhi" quelle recensioni negative (che in parte comprendo, ma non quando arrivano da chi ci lavora: sputare nel piatto dove si mangia è una brutta cosa, o no?!). Si, qualcuno è davvero sgarbato, ma mica lo sono tutti. Anzi, la mia esperienza mi suggerisce che la percentuale è bassa;
- che tutto il mondo è paese (perciò confermo che l'efficienza -e altro- non dipende dalla posizione geografica ma dal grado di sensibilità delle persone). Quando non s'inquina il lavoro portandosi dietro i problemi della vita (che ognuno di noi ha), allora l'efficienza, il garbo e la professionalità sono assicurati.
- che SONO LE GRANDI PERSONE a fare belli e funzionali i luoghi e stando lì in quella settimana, devo dire che per la gran parte ho incontrato belle persone tra medici e infermiere.
Resta il fatto che se fossimo tutti delle grandi persone, il mondo sarebbe un posto di gran lunga migliore!
Insomma, secondo la mia esperienza, il San Jacopo è una struttura ospedaliera d'eccellenza per Pistoia (checché si provi sfiducia nei confronti dei piccoli centri).
il San Jacopo "dentro e fuori" (fotomontaggio mio ovviamente!) |
Ma ora veniamo al dunque: questo post non è volto alla descrizione del nuovo ospedale che pure meriterebbe, è invece volto a descrivere la mia esperienza come utente che ha potuto usufruire del trattamento cryo ablativo.
Tantissime sono state le domande che mi sono state poste riguardo al trattamento, e anche se ho già postato le più frequenti corredate di relativa risposta (pur se stringata), voglio ora entrare nel dettaglio personale perché comprendo bene che le sole descrizioni tecniche non aiutano a farsi una vera idea di come sarà "quando toccherà a me farlo".
A dirla tutta, a me non è stato per niente d'aiuto neanche il fatto che gli oncologi di Roma e Latina non abbiano saputo darmi indicazioni, quando ho chiesto loro lumi riguardo a questo metodo innovativo, non invasivo come lo sono invece l'intervento chirurgico, la chemio e la radio terapie.
Oh, parlo per me ovviamente, perché prima di questo contatto a Pistoia ERO seguita dall'oncologia di Roma e da quella di Latina. Entrambe mi avevano proposto o chemio o radio terapia (nada mas!) e ciò dopo che il chirurgo (lo stesso che nel 2005 al Forlanini di Roma era intervenuto sul mio polmone) aveva ora definito questa "nuova" massa una cascata neoplastica impossibile da operare e mi aveva quindi rimandata in oncologia per essere sottoposta alla FNAB (agobiopsia).
Ebbene non immaginate che sospiro di sollievo quando ho sentito la parola "inoperabile"!!
Lui aveva usato un tono davvero greve mentre me lo comunicava, e pure con fare brusco, ma io non mi sono lasciata spaventare da questo e anzi, dentro di me davvero ne gioivo.
Eh cari miei, c'è poco da ridere o da meravigliarsi! Se avete letto il post "meglio andare dal dottore" allora sì che potete capire veramente quel senso di gioia (non esagero) che ho provato in quel momento.
Comunque ho da dire un'altra cosa a proposito di questa visita: ho scoperto solo dopo -durante i saluti- che era a pagamento. Ooopppsss. L'appuntamento non lo avevo preso io ma l'oncologo di Latina per me, e comunque neanche lui lo sapeva (come dire? si trattava di una visita a pagamento ma nostra insaputa, ecco!). E però devo pure precisare che poi non l'ho neanche pagato, eh?! non fosse altro perché 1) non lo sapevo/non ero preparata, 2) avevo giusto 10 euros in tasca, 3) il chirurgo infine ci è passato sopra (un po' seccato ma ci è passato sopra: forse si era ricordato che lo avevo già contattato due anni prima e che non mi aveva risposto... e invece ora mi diceva: "ah ormai non posso fare più niente. Potevi passare prima da me! qualcosa avrei potuto farla, ma ora è troppo tardi").
Troppo tardi?! Mah!
Ed è da qui è ri-cominciata la mia ricerca per trovare un altro metodo interventistico che fosse rapido, indolore e riconosciuto dalla medicina ufficiale. Non volevo di nuovo ripetere il ciclo biopsia-chemio-radio (e magari pure un po' di tv, no?!)
Continuavo a ripetermi che alle soglie del terzo millennio, dopo che siamo stati sulla Luna e su Marte non era possibile che non mi si proponesse un'alternativa "futuristica".
Mannaggia la paletta (dico io), la tecnologia ha fatto passi da gigante, giusto?! embeh ma tiratela fuori anche per le cure mediche, no?! E che capperetti!!
E quindi mi sono messa a spipolare in rete mirando la mia ricerca verso i nuovi metodi israeliani.
Perché proprio quelli israeliani? Semplicemente perché Israele alla salute della sua popolazione ci tiene davvero (per ovvie ragioni), e inoltre sono svelti: non ci mettono decenni per mettere a punto una nuova scoperta, o un metodo innovativo (...) e questo vale per qualsiasi cosa, anche per quanto riguarda la vita privata del singolo cittadino. Sono fatti così. E visto come funziona da noi, direi che sono fatti molto bene!
Dunque mi sono imbattuta in un sito web dove si dava notizia delle ultime innovazioni e inoltre, Rahel, una cara amica, nel frattempo mi inviava il link dello stesso sito web che avevo trovato io ma in inglese (coincidenza? se se, ormai sapete come la penso sulle coincidenze... quella era la strada che dovevo percorrere. punto).
E così, imitando la solerzia degli israeliani, in men che non si dica ho trovato, scelto e contattato la struttura italiana (il San Jacopo per l'appunto) dove viene praticato il trattamento che avevo deciso di voler fare.
(ricordatevi che la scelta finale è sempre la vostra, e che già dal 2005 non si è più pazienti)
In realtà le regioni in Italia che praticano la cryo ablazione anche per il cancro polmonare sono due:
- la Toscana, con il dottor Luca Carmignani all'ospedale San Jacopo di Pistoia;
- la Sardegna, con il dottor Claudio Pusceddu all'Ospedale Oncologico A. Businco di Cagliari.
Per motivi di distanza chilometrica -e simpatia viscerale- ho scelto la Toscana e quindi sono entrata in contatto direttamente con il dottor Carmignani che, disponibile e affabile come pochi, nel tempo di neanche un mese ha
- preso in carico la mia richiesta,
- visionato gli ultimi esami diagnostici che gli avevo inviato via email,
- letto il sunto delle mie cartelle cliniche,
- valutata la possibilità di poter intervenire sia con la termo e sia con la cryo ablazione,
- fatto il consulto con lo staff oncologico del S. Jacopo,
- programmato il giorno del trattamento.
Come ripeto, il tutto in neanche un mese.
Naturalmente il Carmignani mi invitava a informare gli oncologi che mi seguivano e quindi mi dava i suoi recapiti telefonici affinché potessero contattarlo personalmente (ad oggi nessuno di loro due lo ha ancora fatto -ed è trascoro un mese buono di già!- ma almeno per l'oncologo di Latina ci voglio ancora sperare che lo contatti prima o poi... Per quella di Roma invece ho perso ogni speranza, che ora neanche mi parla più! Eppure l'ho contattata fino all'ultimo e anche subito dopo il trattamento. "Mi faccia sapere" mi disse. L'ho fatto ma le uniche parole che mi ha scritto sono state "sono molto contenta". punto)
Tuttavia, sorpresa delle sorprese, è stato il mio medico curante che gli ha telefonato e io (lo ammetto!) ne sono stata molto felice. Lei ha seguito fin dall'inizio questo caso oncologico e cosa di non poco conto, si è dimostrata una GRANDE PERSONA sia in questa circostanza sia nel corso degli anni in cui l'ho frequentata.
Posso dire che, con l'apertura mentale che la contraddistingue, anche nei confronti della medicina ufficiale (scienza in continua evoluzione) lei fa la differenza in questo mondo. In questo caso, la MorenaGiovanna ha fatto quello che avrebbero dovuto fare gli oncologi, considerato che è campo loro!
Forse per lei sarà pure stata una cosa "normale" ma per me ha fatto la differenza. Una grande differenza. Se non fosse accaduto, oggi non avrei un contatto medico Roma-Pistoia.
Dagli oncologi di Roma e Latina mi sono sentita "abbandonata" (diciamolo) in quanto oltre a non aver più comunicato con me e non contattato il Carmignani. E inoltre, non hanno neanche manifestato la curiosità di saperne di più, di sapere com'è andata/come mi sento, di confrontarsi con un collega che pratica altro metodo di trattamento... (beh, stenderei un velo pietoso, ma passo oltre).
Ora però ditemi: quanti di voi hanno il proprio medico curante che s'interessa al percorso della vostra salute così da vicino? (chiese "delfino curioso").
Oh dunque, nonostante si avvicinasse il giorno della partenza io continuavo a cercare notizie ulteriori fra le recensioni e i forum, perché come dicevo, oltre al lato tecnico mi sarebbe stato utile sapere di esperienze personali altrui, ma non ne ho trovate!! al massimo ho trovato domande: le stesse che mi proponevo io. Ah si, poi ho trovato anche un paio di risposte di qualche oncologo che però sconsigliava il trattamento per non si sa quali motivi relativi alla riuscita e agli effetti collaterali (cosa che non fanno quando si tratta di parlare di chemio... boh?! vabbeh ... passiamo oltre. Aho' e se continuo così tra poco mi ritrovo oltralpe!! aaaaahhhh si si si).
E così, tra ricerche quasi infruttuose sul web e tanti dialoghi con il paziente dott. Carmignani (paziente sì perché l'ho davvero tartassato di domande eh?!), il fatidico giorno è arrivato:
Tantissime sono state le domande che mi sono state poste riguardo al trattamento, e anche se ho già postato le più frequenti corredate di relativa risposta (pur se stringata), voglio ora entrare nel dettaglio personale perché comprendo bene che le sole descrizioni tecniche non aiutano a farsi una vera idea di come sarà "quando toccherà a me farlo".
A dirla tutta, a me non è stato per niente d'aiuto neanche il fatto che gli oncologi di Roma e Latina non abbiano saputo darmi indicazioni, quando ho chiesto loro lumi riguardo a questo metodo innovativo, non invasivo come lo sono invece l'intervento chirurgico, la chemio e la radio terapie.
Oh, parlo per me ovviamente, perché prima di questo contatto a Pistoia ERO seguita dall'oncologia di Roma e da quella di Latina. Entrambe mi avevano proposto o chemio o radio terapia (nada mas!) e ciò dopo che il chirurgo (lo stesso che nel 2005 al Forlanini di Roma era intervenuto sul mio polmone) aveva ora definito questa "nuova" massa una cascata neoplastica impossibile da operare e mi aveva quindi rimandata in oncologia per essere sottoposta alla FNAB (agobiopsia).
Ebbene non immaginate che sospiro di sollievo quando ho sentito la parola "inoperabile"!!
Lui aveva usato un tono davvero greve mentre me lo comunicava, e pure con fare brusco, ma io non mi sono lasciata spaventare da questo e anzi, dentro di me davvero ne gioivo.
Eh cari miei, c'è poco da ridere o da meravigliarsi! Se avete letto il post "meglio andare dal dottore" allora sì che potete capire veramente quel senso di gioia (non esagero) che ho provato in quel momento.
Comunque ho da dire un'altra cosa a proposito di questa visita: ho scoperto solo dopo -durante i saluti- che era a pagamento. Ooopppsss. L'appuntamento non lo avevo preso io ma l'oncologo di Latina per me, e comunque neanche lui lo sapeva (come dire? si trattava di una visita a pagamento ma nostra insaputa, ecco!). E però devo pure precisare che poi non l'ho neanche pagato, eh?! non fosse altro perché 1) non lo sapevo/non ero preparata, 2) avevo giusto 10 euros in tasca, 3) il chirurgo infine ci è passato sopra (un po' seccato ma ci è passato sopra: forse si era ricordato che lo avevo già contattato due anni prima e che non mi aveva risposto... e invece ora mi diceva: "ah ormai non posso fare più niente. Potevi passare prima da me! qualcosa avrei potuto farla, ma ora è troppo tardi").
Troppo tardi?! Mah!
Ed è da qui è ri-cominciata la mia ricerca per trovare un altro metodo interventistico che fosse rapido, indolore e riconosciuto dalla medicina ufficiale. Non volevo di nuovo ripetere il ciclo biopsia-chemio-radio (e magari pure un po' di tv, no?!)
Continuavo a ripetermi che alle soglie del terzo millennio, dopo che siamo stati sulla Luna e su Marte non era possibile che non mi si proponesse un'alternativa "futuristica".
Mannaggia la paletta (dico io), la tecnologia ha fatto passi da gigante, giusto?! embeh ma tiratela fuori anche per le cure mediche, no?! E che capperetti!!
E quindi mi sono messa a spipolare in rete mirando la mia ricerca verso i nuovi metodi israeliani.
Perché proprio quelli israeliani? Semplicemente perché Israele alla salute della sua popolazione ci tiene davvero (per ovvie ragioni), e inoltre sono svelti: non ci mettono decenni per mettere a punto una nuova scoperta, o un metodo innovativo (...) e questo vale per qualsiasi cosa, anche per quanto riguarda la vita privata del singolo cittadino. Sono fatti così. E visto come funziona da noi, direi che sono fatti molto bene!
Dunque mi sono imbattuta in un sito web dove si dava notizia delle ultime innovazioni e inoltre, Rahel, una cara amica, nel frattempo mi inviava il link dello stesso sito web che avevo trovato io ma in inglese (coincidenza? se se, ormai sapete come la penso sulle coincidenze... quella era la strada che dovevo percorrere. punto).
E così, imitando la solerzia degli israeliani, in men che non si dica ho trovato, scelto e contattato la struttura italiana (il San Jacopo per l'appunto) dove viene praticato il trattamento che avevo deciso di voler fare.
(ricordatevi che la scelta finale è sempre la vostra, e che già dal 2005 non si è più pazienti)
In realtà le regioni in Italia che praticano la cryo ablazione anche per il cancro polmonare sono due:
- la Toscana, con il dottor Luca Carmignani all'ospedale San Jacopo di Pistoia;
- la Sardegna, con il dottor Claudio Pusceddu all'Ospedale Oncologico A. Businco di Cagliari.
Per motivi di distanza chilometrica -e simpatia viscerale- ho scelto la Toscana e quindi sono entrata in contatto direttamente con il dottor Carmignani che, disponibile e affabile come pochi, nel tempo di neanche un mese ha
- preso in carico la mia richiesta,
- visionato gli ultimi esami diagnostici che gli avevo inviato via email,
- letto il sunto delle mie cartelle cliniche,
- valutata la possibilità di poter intervenire sia con la termo e sia con la cryo ablazione,
- fatto il consulto con lo staff oncologico del S. Jacopo,
- programmato il giorno del trattamento.
Come ripeto, il tutto in neanche un mese.
Naturalmente il Carmignani mi invitava a informare gli oncologi che mi seguivano e quindi mi dava i suoi recapiti telefonici affinché potessero contattarlo personalmente (ad oggi nessuno di loro due lo ha ancora fatto -ed è trascoro un mese buono di già!- ma almeno per l'oncologo di Latina ci voglio ancora sperare che lo contatti prima o poi... Per quella di Roma invece ho perso ogni speranza, che ora neanche mi parla più! Eppure l'ho contattata fino all'ultimo e anche subito dopo il trattamento. "Mi faccia sapere" mi disse. L'ho fatto ma le uniche parole che mi ha scritto sono state "sono molto contenta". punto)
Tuttavia, sorpresa delle sorprese, è stato il mio medico curante che gli ha telefonato e io (lo ammetto!) ne sono stata molto felice. Lei ha seguito fin dall'inizio questo caso oncologico e cosa di non poco conto, si è dimostrata una GRANDE PERSONA sia in questa circostanza sia nel corso degli anni in cui l'ho frequentata.
Posso dire che, con l'apertura mentale che la contraddistingue, anche nei confronti della medicina ufficiale (scienza in continua evoluzione) lei fa la differenza in questo mondo. In questo caso, la MorenaGiovanna ha fatto quello che avrebbero dovuto fare gli oncologi, considerato che è campo loro!
Forse per lei sarà pure stata una cosa "normale" ma per me ha fatto la differenza. Una grande differenza. Se non fosse accaduto, oggi non avrei un contatto medico Roma-Pistoia.
Dagli oncologi di Roma e Latina mi sono sentita "abbandonata" (diciamolo) in quanto oltre a non aver più comunicato con me e non contattato il Carmignani. E inoltre, non hanno neanche manifestato la curiosità di saperne di più, di sapere com'è andata/come mi sento, di confrontarsi con un collega che pratica altro metodo di trattamento... (beh, stenderei un velo pietoso, ma passo oltre).
Ora però ditemi: quanti di voi hanno il proprio medico curante che s'interessa al percorso della vostra salute così da vicino? (chiese "delfino curioso").
Oh dunque, nonostante si avvicinasse il giorno della partenza io continuavo a cercare notizie ulteriori fra le recensioni e i forum, perché come dicevo, oltre al lato tecnico mi sarebbe stato utile sapere di esperienze personali altrui, ma non ne ho trovate!! al massimo ho trovato domande: le stesse che mi proponevo io. Ah si, poi ho trovato anche un paio di risposte di qualche oncologo che però sconsigliava il trattamento per non si sa quali motivi relativi alla riuscita e agli effetti collaterali (cosa che non fanno quando si tratta di parlare di chemio... boh?! vabbeh ... passiamo oltre. Aho' e se continuo così tra poco mi ritrovo oltralpe!! aaaaahhhh si si si).
E così, tra ricerche quasi infruttuose sul web e tanti dialoghi con il paziente dott. Carmignani (paziente sì perché l'ho davvero tartassato di domande eh?!), il fatidico giorno è arrivato:
30/3/2016: Partenza per Pistoia. Arrivo all'ospedale S. Jacopo poco prima delle 14.00. Incontro il dott. Carmignani. Insieme arriviamo al reparto week surgery. Consegno le ultime analisi e referti (il resto lo avevo inviato via email) e ci accordiamo sul ricovero per l'indomani mattina.
Avrei dovuto ricoverarmi nel pomeriggio stesso (così eravamo rimasti un paio di settimane prima), ma considerato che non dovevo fare altre analisi/visite si è potuto fare per l'indomani, venendo così incontro anche al desiderio del mio compagno di non pernottare da solo al B&B la prima sera e anzi, approfittarne per fare i turisti almeno mezza giornata. Non siamo mai stati a Pistoia prima d'ora.
vedi Pistoia e poi ... soffri di saudade! (città a dimensione umana) |
31/3/2016: Alle 07.43 arrivo al S. Jacopo. Dal centro città, una volta giunti alla stazione (circa un paio di km) si prende il bus-navetta (la linea H al costo di 0,90 cent per un biglietto a/r) e si arriva in pochi minuti direttamente davanti l'entrata principale dell'ospedale (dalla stazione dista un paio di km).
In men che non si dica ho fatto la visita anestesiologica (anche se non avrei fatto l'anestesia totale perché la cryo non la richiede) e una visita medica generale, poi mi hanno riportata al week surgery e li ho atteso fino alle 13.30 circa.
Giù in radiologia mi aspetta il dott.Carmignani per il trattamento.Nel frattempo mi era scoppiato un gran mal di testa (ci soffro), ma talmente forte che stavolta mi venivano i conati di vomito. Preoccupante per me, ma non troppo per loro: daje! ... flebo di tachipirina e dopo poco il mal di testa sparisce (sarà che non la prendo mai ma ha funzionato!!), subito dopo in flebo due antibiotici pre-cryo e sono pronta per cominciare. La sala dove è situata la TAC aperta è stata preparata. Ci entro completamente sveglia, cosciente, consapevole... e senza mal di testa!
Non ho paura nonostante la vista della strumentazione medica proprio nella direzione in cui ero girata (stavo sdraiata sul fianco destr... avanti march!!)
Si comincia con le raccomandazioni di restare immobile, e dunque con il centraggio. Si fissano le coordinate con degli aghi che poi ospiteranno le criosonde (il dolore può essere simile a quello prodotto dall'agopuntura).
Entro ed esco dalla tac aperta durante questa fase, in modo da essere certi fino all'ultimo della centratura dei punti dove inserire i tre cryo aghi. Il dolore è sopportabile. Poi comincia il trattamento (durante il quale invece, non pativo alcun dolore): per due volte viene congelata e scongelata la massa.
Finito il trattamento, un cerotto sui buchetti e via. Una lastrina di controllo, e poi mi riportano in camera.
Sono scesa in radiologia alle 13.30 sono tornata in camera alle 16.30 ma il trattamento in sé non è durato così a lungo, come vi ho spiegato. In questo lasso di tempo abbiamo fatto un sacco di cose, compresa una chiacchierata!
Sapevo che questo trattamento avrebbe potuto causare un pneumotorace, così come d'altronde avrebbe potuto causarlo la FNAB (agobiopsia), e devo dire che su tre aghi uno solo, in uscita (quindi a fine trattamento), ne ha causato un piccolissimo che si è riassorbito da solo dopo tre/quattro giorni (invece di due come avrebbe dovuto), ma solo perché invece di starmene a riposo e senza fare sforzi, ero in piedi già qualche ora dopo il trattamento (sconsiderata!!).
In men che non si dica ho fatto la visita anestesiologica (anche se non avrei fatto l'anestesia totale perché la cryo non la richiede) e una visita medica generale, poi mi hanno riportata al week surgery e li ho atteso fino alle 13.30 circa.
Giù in radiologia mi aspetta il dott.Carmignani per il trattamento.Nel frattempo mi era scoppiato un gran mal di testa (ci soffro), ma talmente forte che stavolta mi venivano i conati di vomito. Preoccupante per me, ma non troppo per loro: daje! ... flebo di tachipirina e dopo poco il mal di testa sparisce (sarà che non la prendo mai ma ha funzionato!!), subito dopo in flebo due antibiotici pre-cryo e sono pronta per cominciare. La sala dove è situata la TAC aperta è stata preparata. Ci entro completamente sveglia, cosciente, consapevole... e senza mal di testa!
Non ho paura nonostante la vista della strumentazione medica proprio nella direzione in cui ero girata (stavo sdraiata sul fianco destr... avanti march!!)
Si comincia con le raccomandazioni di restare immobile, e dunque con il centraggio. Si fissano le coordinate con degli aghi che poi ospiteranno le criosonde (il dolore può essere simile a quello prodotto dall'agopuntura).
Entro ed esco dalla tac aperta durante questa fase, in modo da essere certi fino all'ultimo della centratura dei punti dove inserire i tre cryo aghi. Il dolore è sopportabile. Poi comincia il trattamento (durante il quale invece, non pativo alcun dolore): per due volte viene congelata e scongelata la massa.
Finito il trattamento, un cerotto sui buchetti e via. Una lastrina di controllo, e poi mi riportano in camera.
Sono scesa in radiologia alle 13.30 sono tornata in camera alle 16.30 ma il trattamento in sé non è durato così a lungo, come vi ho spiegato. In questo lasso di tempo abbiamo fatto un sacco di cose, compresa una chiacchierata!
Sapevo che questo trattamento avrebbe potuto causare un pneumotorace, così come d'altronde avrebbe potuto causarlo la FNAB (agobiopsia), e devo dire che su tre aghi uno solo, in uscita (quindi a fine trattamento), ne ha causato un piccolissimo che si è riassorbito da solo dopo tre/quattro giorni (invece di due come avrebbe dovuto), ma solo perché invece di starmene a riposo e senza fare sforzi, ero in piedi già qualche ora dopo il trattamento (sconsiderata!!).

E certo che tra la FNAB (solo prelievo) e la cryo (ablazione), con lo stesso rischio da correre, ho preferito sottopormi alla seconda.
Seduta stante avrei potuto pure farla fare lo stesso la biopsia (prima ancora di cominciare il trattamento), ma alla fin fine ho scelto di non farla perché comunque il rischio di spargere cellule in giro c'è (checché se ne dica che sia solo una leggenda metropolitana, il rischio esiste. Sarà pure basso, ma c'è. E allora, ho pensato, chissenefrega della biopsia!).
Orbene, la massa di circa oltre 5 cm è stata come sepolta in un bozzolo. Quindi ora si attende la cicatrizzazione e la diminuzione della stessa. In sostanza, man mano che il tempo passa la massa si... come dire... (ma sì, lo dico alla romana:) "se rinseccolisce" (ecco!) non essendo più viva.
Dunque, per rispondere one more time alla domanda:
- ma poi una volta uccisa la massa tumorale si aspira e si porta via?
no, non si porta via nulla, se ne va da sola col passar del tempo.
Ci sono infatti tre fasi di questo trattamento cercherò di spiegarvi spiegarvi al meglio, ma credo proprio mi farò aiutare dall'immagine che ha pubblicato il dott. Claudio Pusceddu sul suo sito.
nella prima immagine, la macchia in alto a sinistra (prima della crio) misura cm 3x2;
nella seconda immagine (un mese dopo) si vede il "bozzolo" ingrandito che misura cm 4x3 in quanto è stata congelata e scongelata anche una piccola parte intorno alla lesione (proprio come si fa in chirurgia quando si taglia un pezzo);
nella terza immagine (4 mesi dopo), già si vede la diminuzione della ormai ex massa tumorale.
Nel mio caso la lesione (pre-cryo) era arrivata a cm 5,5 x cm 4,5 x cm 2,8 e lo voglio segnalare in questo post, perché devo ricordarvi che codesto trattamento è possibile farlo anche se la lesione fosse di cm 10.
C'è comunque da precisare che più grande è la lesione, maggiori sono le possibilità che il trattamento non riesca bene al primo colpo, ma niente paura: il trattamento può essere ripetuto!
Dunque, la mia esperienza con la cryo al San Jacopo di Pistoia è stata positiva, e inoltre devo confidarvi che sono stata proprio contenta di aver conosciuto una bella persona, disponibile, paziente, simpatica, solare, garbata, solerte e, cosa di non poco conto, un dottore a dimensione umana! Aho' mica poco eh?!
La comunicazione non è mai mancata fin dal primo contatto, e altrettanto è stato per le mie continue richieste di informazioni sempre soddisfatte, e non per ultimo, so di poter contare sulla sua presenza anche oggi che son tornata a casa (eh si che siamo a 300 km di distanza!).
Chiaramente (come ho avuto modo di appurare in quella settimana) non tutti la pensano come me (anche) nei confronti del Carmignani, solo che si tratta di quei pochi che (dicevo) "sputano nel piatto dove mangiano" e trovano difetti in chiunque e ovunque, tranne che nel proprio modo di fare e di essere! quindi non posso tenere in considerazione la loro opinione, specialmente per il dove e il come mi è stata propinata. Sensibilità zero!
Come ho già detto, il grado di sensibilità delle persone conta molto affinché la professionalità non scemi. E se poi s'inquina il lavoro che si sta svolgendo portandosi dietro i problemi della vita quotidiana (che ognuno di noi ha) allora stiamo freschi! Si diventa pure sgarbati...
Ecco, per me questa foto parla da sola: è stata scattata il giorno della mia dimissione. Avrei potuto tagliarla un po' magari per renderla più "seria"... ma poi perché? che ti vuoi tagliare? mi sono detta.
E' una posa talmente spontanea! ed è stupenda così com'è in quanto esprime al meglio la vera natura di questa bella persona che contribuisce a fare del mondo un posto migliore (sicuramente meno doloroso) sia con la pratica di un trattamento innovativo come questo (donando una speranza in più, che non è da tutti a parer mio, eh?!) e sia con la giovialità che lo contraddistingue (idem... che non è da tutti).
In conclusione:
Ad oggi, e desidero dirlo non solo per darvi al completo notizie della mia esperienza personale, ma anche per dichiararlo pubblicamente:
"e son di molto hontenta di essere andata dal Harmignani a fare il trattamento" ^_^
contatti: Il dott. Carmignani, referente aziendale per la radiologia e oncologia interventistica, è reperibile presso l'Ospedale San Jacopo di Pistoia (via delle Ciliegiole) - Tel. 0573.351840 - Cell. 349.3914458 - email: luca.carmignani1@tin.it
E' una posa talmente spontanea! ed è stupenda così com'è in quanto esprime al meglio la vera natura di questa bella persona che contribuisce a fare del mondo un posto migliore (sicuramente meno doloroso) sia con la pratica di un trattamento innovativo come questo (donando una speranza in più, che non è da tutti a parer mio, eh?!) e sia con la giovialità che lo contraddistingue (idem... che non è da tutti).
In conclusione:
Ad oggi, e desidero dirlo non solo per darvi al completo notizie della mia esperienza personale, ma anche per dichiararlo pubblicamente:
"e son di molto hontenta di essere andata dal Harmignani a fare il trattamento" ^_^
contatti: Il dott. Carmignani, referente aziendale per la radiologia e oncologia interventistica, è reperibile presso l'Ospedale San Jacopo di Pistoia (via delle Ciliegiole) - Tel. 0573.351840 - Cell. 349.3914458 - email: luca.carmignani1@tin.it
sabato 16 aprile 2016
Quei medici con "una marcia in più"
Il Dr. Domenico Mastrangelo è un medico
specializzato in Ematologia, Oncologia, Oftalmologia e infine in
Omeopatia.
Dapprima ha diretto la ricerca clinica presso il centro di ricerca di una ditta farmaceutica, poi ha lavorato presso il centro di ricerca oncologica della Thomas Jefferson University e del Wills Eye Hospital di Philadelphia, dove ha appreso le tecniche di biologia molecolare per l’analisi del genoma delle cellule tumorali. Tornato in Italia, ha creato un laboratorio di ricerca presso il dipartimento di Oftalmologia dell’Università
di Siena, dove ancora oggi lavora.
Ha scritto più di cento articoli e capitoli di libri in lingua inglese, impegnandosi prevalentemente
nella ricerca in Oncologia e in Omeopatia, ma sempre contro il
corporativismo medico, le conoscenze “imposte” e le “certezze” di una
Medicina che ritiene debba essere radicalmente cambiata.
Dapprima ha diretto la ricerca clinica presso il centro di ricerca di una ditta farmaceutica, poi ha lavorato presso il centro di ricerca oncologica della Thomas Jefferson University e del Wills Eye Hospital di Philadelphia, dove ha appreso le tecniche di biologia molecolare per l’analisi del genoma delle cellule tumorali. Tornato in Italia, ha creato un laboratorio di ricerca presso il dipartimento di Oftalmologia dell’Università
Ha scritto più di cento articoli e capitoli di libri in lingua inglese, impegnandosi prevalentemente
LA MEDICINA CHE UCCIDE
Che la Medicina dei farmaci uccide lo dicono i dati... ovviamen
Purtroppo, l'argomento è molto scabroso e impopolare perchè tutti vogliamo pensare che quando ci affidiamo ai nostri medici e alla nostra Medicina, siamo sempre in mani sicure e questo sentimento condiviso (in realtà nient'altro che un desiderio pieno di speranza!) finisce più spesso per trasformare in calunniatore chi denuncia la realtà e un santo chi invece, integrato nel sistema affaristico della Medicina "industriale", viene lasciato libero di usare farmaci con tanto di "licenza di uccidere" e benedizione delle multinazionali,
E' curioso e molto significativo il fatto che colleghi che rifiutano a priori l'idea che i farmaci possono uccidere, sono non di rado proprio quelli che usano i farmaci più tossici e pericolosi, ad es. i cosiddetti antineoplastici
Da decenni ormai, assistiamo impotenti ai "caroselli" di medici e baroni che ci illustrano i benefici.
E' proprio la chemioterapia antitumorale che mi offre uno spunto per parlare della "Medicina che uccide" a dispetto delle opinioni (non certo disinteressate)
Meritevoli di segnalazione a questo proposito sono il libro di Marcello Pamio CANCRO S.p.A e il sito www.disinformaz
La chemioterapia antitumorale è essenzialmente basata su farmaci "Killer" i quali, se da un lato possono efficacemente distruggere le cellule cancerose, dall'altro determinano necessariamente
Ovviamente troverete stuoli di oncologi disposti a giurare che questa è una falsità; io stesso ne ho incontrati e conosciuti molti.
Quì l'unica verità accertata è che "di chemioterapia si muore e si continua a morire!"
La "Medicina che uccide" è una realtà triste, scabrosa e immorale: rifiutarla non giova a nessuno; prenderne atto e cominciare a cambiarla è un dovere morale di tutti!
(Tratto dal libro IL TRADIMENTO DI IPPOCRATE del Dottor Domenico Mastrangelo)
http://
QUI un'interessante denuncia sanitaria di Roberto Gava
Ho letto un libro appena pubblicato dal Dr. Domenico Mastrangelo, "Le falsità sull'AIDS - Ancora Imbrogliati dalla Scienza?", che mi ha lasciato senza parole. Vi riporto una parte che ho preso dalla presentazione fatta da Giovanni Grasso, Professore Ordinario dell'Università degli Studi di Siena:)
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