Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta. E il tentativo di limitare l'arte della medicina solo ad una classe di persone, e la negazione di uguali privilegi alle altre arti, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica.
Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza USA, 17 Settembre 1787

venerdì 2 maggio 2014

Laboratorio armonico (7)

7) Meccanicità e consapevolezza

L’Enneagramma è il primo dei nostri strumenti per accedere al  funzionamento del nostro “laboratorio”.
Come abbiamo visto, ognuno di noi avrà la tendenza ad un certo tipo di meccanicità o automatismo.
Nelle tante differenze individuali, ogni ingranaggio si incastra al fine di dare come risultato… inerzia.
Ogni volta che il nostro vizio (almeno uno dei nove) ci guida, siamo scivolati nella meccanicità.
Il percorso che ci interessa è quello da un laboratorio che lavora come catena di montaggio ad un laboratorio guidato consapevolmente, cioè il passaggio dal vizio alla virtù. 
Le prossime citazioni saranno in merito a due opposti: meccanicità e consapevolezza.


Tratto da “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D. Ouspensky.
Gli interlocutori dei dialoghi sono l’autore stesso e G. I. Gurdjieff (riportato come “G.”).
Tutto ciò avviene nella Mosca dell’inizio del XX secolo, in un periodo in cui l’industrializzazione e la meccanizzazione stanno modificando profondamente l’umanità.

“[…]la meccanizzazione di cui voi parlate non è affatto pericolosa. Un uomo può essere un uomo — ed egli accentuò questa parola — pur lavorando con le macchine. Vi è un'altra specie di meccanizzazione molto più pericolosa: essere noi stessi una macchina. Non avete mai pensato che tutti gli uomini sono essi stessi delle macchine?".


"Sì, da un punto di vista strettamente scientifico, tutti gli uomini sono macchine guidate da influenze esteriori. Ma la questione è: può il punto di vista scientifico essere interamente accettato?".

"Scientifico o non scientifico, per me è lo stesso, disse G. Voglio farvi comprendere ciò che dico. Guardate! Tutte quelle persone che voi vedete — e indicava la strada — sono semplicemente macchine, niente di più".


"Credo di capire quello che voi intendete. Ho spesso pensato come nel mondo siano pochi coloro che possano resistere a questa forma di meccanizzazione e scegliere la propria via".


"È proprio questo il vostro più grave errore! disse G.. Voi pensate che qualcosa possa scegliere la propria via, qualcosa che possa resistere alla meccanizzazione; VOI PENSATE CHE TUTTO NON SIA EGUALMENTE MECCANICO".

"Ma come! esclamai. Certamente no! L'arte, la poesia e il pensiero sono fenomeni di tutt'altro ordine".

"Esattamente dello stesso ordine. Queste attività sono meccaniche esattamente come tutte le altre. Gli uomini sono macchine e da parte di macchine non ci si può aspettare altro che azioni meccaniche".

"Benissimo, gli dissi, ma non vi sono persone che non siano macchine?".

"Può darsi che ce ne siano, disse G.; soltanto, non sono quelle che voi vedete. Non le conoscete. È proprio questo che voglio farvi capire".

[…] “Tutte le persone che voi vedete, che conoscete, che vi può capitare di conoscere, sono macchine, vere e proprie macchine che lavorano soltanto sotto la pressione di influenze esterne, come voi stesso avete detto. Macchine sono nate e macchine moriranno. Che c'entrano i selvaggi e gli intellettuali? Anche ora, in questo preciso istante, mentre parliamo, parecchi milioni di macchine cercano di annientarsi a vicenda. In che cosa differiscono, quindi? Dove sono i selvaggi e dove gli intellettuali? Sono tutti uguali...
Ma vi è una possibilità di cessare di essere una macchina. È a questo che noi dobbiamo pensare e non certo ai diversi tipi di macchine esistenti. È vero che le macchine differiscono le une dalle altre; un'automobile è una macchina, un grammofono è una macchina e un fucile è una macchina. Ma questo che cosa cambia? È la stessa cosa, si tratta sempre di macchine".
Parole molto crude, dirette, da cui ognuno vorrebbe sentirsi chiamato fuori. Ma possiamo dire di essere diversi?

Sperimentare il sacrificio:
- Quale scegliamo?
- Qual è il valore del sacrificio di un agnello sulla nostra tavola da pranzo?
- Quale sarebbe invece il valore del sacrificare le emozioni negative, il giudizio, la lamentela?
- Riusciremmo a fare entrambe le cose se fossimo consapevoli?
- O solo una delle due cose può essere sacrificata con un atto di consapevolezza che ci allontani dalla meccanicità, dalle abitudini che ci controllano?
- Dove può esserci uno spiraglio per una… rinascita?


“Esistono ragioni per studiare se stessi soltanto se ci si è già resi conto di non avere consapevolezza e che la si vuole avere. Altrimenti ciò diventa assolutamente futile.
Il raggiungere la consapevolezza è collegato con la graduale liberazione dalla meccanicità, perché l’uomo, così com’è, è interamente e completamente sotto leggi meccaniche.
Più un uomo arriva alla consapevolezza, più egli abbandona la meccanicità, il che significa che egli si fa libero dalle accidentali leggi meccaniche.”

“Il primo passo nell’acquisizione della consapevolezza sta nel renderci conto che non siamo consapevoli. Ma questa illusione non può essere cambiata da sola perché ce ne sono parecchie altre.
[…] la peggiore di esse è l’illusione che possiamo ‘fare’. Tutta la nostra vita è basata su questa illusione. Pensiamo sempre che stiamo facendo mentre, in realtà, non stiamo facendo nulla: tutto accade.” (Immagine ispirata al "mito della caverna" di Platone)

Da “La Quarta Via” di P.D. Ouspensky
(Il libro è scritto sotto forma di domande e risposte avvenute realmente nelle conferenze tenute da Ouspensky tra il 1921 ed il 1946)


D. Vi dispiacerebbe precisare cosa intendete per macchina? Le macchine non possono avere potenzialità, esse non possono avere la speranza di ottenere consapevolezza.

R. Le analogie non possono essere complete in quanto non possono essere portate avanti indefinitamente. Anche questa è una limitazione alla nostra mente o, se preferite, una limitazione alla nostra consapevolezza.

Quindi il paragone con la macchina non può essere portato avanti in qualsiasi direzione.
Ma l’uomo è una macchina in un senso del tutto reale, ben preciso; egli non può produrre alcuna azione da solo; è soltanto una stazione trasmittente, niente di più, e come tale è una macchina. 


Se un uomo potesse avere un’idea o potesse far qualcosa senza che cause esterne agissero per lui, allora egli non sarebbe una macchina, o non sarebbe completamente una macchina. Così com'è, è completamente una macchina, particolarmente nello stato di consapevolezza in cui ci troviamo.
E il fatto che riteniamo di essere in uno stato completamente diverso ci rende ancor più meccanici.
Castaneda: «Ma come si fa a sapere quando un sentiero non ha un cuore, don Juan?»  Don Juan: «Prima di inoltrarti in esso poniti la seguente domanda: "Questa strada ha un cuore?" Se la risposta è no, lo saprai, e allora dovrai scegliere un altro sentiero.»  I miei migliori auguri affinché ognuno di noi possa prefissare la propria meta in accordo a ciò che è.
(continua)

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