Erbe medicinali, nuova direttiva Ue le mette al bando
letto su affari italiani
articolo pubblicato il 4 maggio 2011
Sono entrate in vigore da un paio di giorni le nuove direttive dell'Unione europea sulle erbe medicinali,
ed è subito polemica.
Si tratta della direttiva 24/2004/EC che ne
disciplina la nuova regolamentazioni in tema di utilizzo, produzione,
trasformazione e commercializzazione. In particolare entro sette anni i
prodotti vegetali classificati come "medicinali vegetali tradizionali"
(Herbal Medicinal Drug) devono adeguarsi a uno specifico iter di
registrazione solo con determinati requisiti per poter essere
commercializzati sul mercato a livello europeo.
Insomma, da oggi i prodotti erboristici dovranno superare procedure simili a quelle dei farmaci.
E immediatamente è scoppiata la polemica per le tante erbe medicinali
usate in cure mediche di tipo tradizionale come la medicina tradizionale
cinese, ayurvedica, tibetana e altre che non rientrerebbero nei
requisiti richiesti dall'UE. La direttiva europea, infatti, impone
barriere altissime a qualunque rimedio a base di erbe che non sia
presente sul mercato da almeno 30 anni. Parliamo di ginseng, calendula e
tutte quelle piante che hanno contribuito negli ultimi anni alla
crescita della medicina naturale a scapito di quella farmacologia
chimica tradizionalmente utilizzata da tutti. E' una misura draconiana -
è la denuncia dell’organizzazione non governativa Avaaz - che
asseconda le aziende farmaceutiche e ignora migliaia di anni di
conoscenza medica.
Per la Società Italiana di Omeopatia Veterinaria la direttiva creerà barriere enormi per i rimedi a base di erbe,
a causa di costi esorbitanti e processi infiniti con esperti perché
ogni singolo prodotto sia approvato. Le aziende farmaceutiche hanno le
risorse necessarie per superare tutti i passaggi, ma le centinaia di
piccole e medie ditte di erbe medicinali, in Europa e nel mondo, saranno
in seria difficoltà.
La direttiva 24/2004/EC è passata all’ombra della burocrazia, denunciano,
ma non potrà sopravvivere alla luce del controllo democratico. La
Commissione europea può decidere di ritirarla o emendarla, e un’azione
legale sta tentando di aprire la strada in tal senso. Se i cittadini
europei si uniranno tutti insieme ora, potranno dare legittimità al caso
legale e aumentare la pressione nei confronti della Commissione. Nello
specifico insomma, ad essere colpite dalla direttiva sono solo quei
farmaci naturali che intendono fare concorrenza ai farmaci tradizionali.
In questo caso bisogna dimostrare non solo che il farmaco non è nocivo,
ma che è stato utilizzato per almeno 30 anni di cui 15 nell’Unione
Europea.
Da oggi, il periodo di “stasi” della legge, nel quale le società dovevano mettersi in regola è finito.
E se il farmaco naturale non ha approvazione comunitaria, non può
essere venduto. La situazione attuale? Il paziente ancora non conosce
quali sono i farmaci che può acquistare e quelli che ormai sono da
considerarsi illegali.
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